Rivodutri - Guida Turistica

CERCA ALBERGHI
Alberghi Rivodutri
Check-in
Check-out
Altra destinazione


.: RIVODUTRI
 Rivodutri è un comune di 1.281 abitanti della provincia di Rieti. II nostro paese è ritenuto, da alcuni storici, una delle colonie fondate da Enotrio, figlio ultimo del re d'Arcadia quando costui si stabilì in Italia. Varie sono le supposizioni sull'origine del nome "RIVODUTRI"; l'Angelotti lo chiama "LI VEDUTRI" e lo dice così chiamato "quasi a duobus rivulis circundatum". Un'altra supposizione è quella secondo la quale il villaggio si chiamasse "RIVO" prendendo il nome da due fossi che lo circondano e che cambiasse nome in RIVODUTRI, in seguito all'unione di altro paese esistente in territorio di Cantalice e chiamato UTRI. Gli abitanti di Utri, stanchi dei continui ladroneggi subiti da orde di invasori, avrebbero deciso di ricoverarsi a Rivo. Più tardi si unirono anche gli abitanti di Cocoione e Rocchetta. Precedentemente al 1300 non si hanno testimonianze concrete sul nostro paese, tranne una breve citazione. Quest'ultima si riferisce ad una antica tradizione secondo la quale un rappresentante di ogni paese il giorno dell'Ascensione si recava a Rieti per portarvi un cero. Nell'elenco dei paesi partecipanti figura anche il nome di Rivodutri.
  Il nostro paese attraversa un periodo importante negli anni che vanno dal 1375 alla prima metà del '500, in seguito agli eventi politici sorti e sviluppatisi in Rieti. Il 1° ottobre 1375 scoppia, in Rieti, una violenta ribellione contro i Riformatori papali, inviati dai papi avignonesi, a reggere la città e le terre dello stato della Chiesa e dimostratisi estremamente tirannici, corrotti, rapaci a danno dei popoli soggetti. In Rieti era riformatore messer Pietruccio da Chiavano che colto di sorpresa dal moto insurrezionale, è costretto a fuga precipitosa. La maggioranza dei guelfi, di tendenze conservatrici e fedeli alla chiesa, era incline a non spingere la ribellione a conseguenze estreme. Comunque alcuni guelfi reatini, che avrebbero voluto lottare ancora contro il papa avignonese per difendere gli antichi privilegi di larghissime autonomie politiche ed amministrative concessi a Rieti da Papa Innocenze III dei Conti di Segni, furono cacciati dalla città. Essi allora, con la complicità di Ludovico e di Cola di Domenico di Martino, di Cola di lacobetto o di Ciufolone, di Cola di Sagio, caporioni dei rivoltosi nel castello di Rivodutri e spalleggiati da alcuni abitanti di Poggio Bustone, suscitavano, nell'anzidetto forte castello un moto ostile al Comune di Rieti , vi si rifugiavano ed arroccavano, facendone base di operazione contro i reatini, alleandosi con gli abitanti di Cantalice, Lisciano, Lugnano, S. Rufina e Cittaducale. In seguito i fautori di una politica più energica nei confronti delle esigenze della Chiesa rivolta a ridurre le autonomie politiche e amministrativedi Rieti vanno ad ingrossare in Rivodutri, le fila di quelli che già vi si trovano e la guerra contro il Capoluogo riprende più virulenta. Rieti, per difendersi, è costretto ad assoldare "lance" italiane ed arcieri ungheresi sicché, assieme ad un piccolo esercito cittadino, si inizia l'assedio del castèllo di Rivodutri
  Nel frattempo Papa Gregorio XI convinto ormai della buona fede e della lealtà dei reatini, incarica messer Andrea Capocci da Viterbo, di iniziare e condurre avanti trattative per mettere fine alle lotte faziose interne di Rieti e di ricondurre Rivodutri all'obbedienza. La conclusione della pace (4 giugno 1377), isola i fuoriusciti reatini e i ribelli locali assediati in Rivodutri e facilita le trattative coi primi che, previo giuramento di fedeltà al reggimento comunale della città, sono riammessi in Rieti, ad eccezione di diciannove di loro, per i quali il bando viene confermato "sine die". Il 20 ottobre 1377 e il 3 febbraio 1379 gli abitanti di Rivodutri rivolgono due petizioni al Comune di Rieti. Nella prima, chiedono che i ribelli condannati a morte, al bando o a pene pecuniarie, previa cancellazione delle condanne possano tornare ad abitare nel castello perché, in caso contrario, le famiglie che ancora vi dimorano, legate quasi tutte da vincoli di parentela o di consanguineità coi condannati, sarebbero costrette ad abbandonare le loro e cercarsi nuove residenze. Il Comune di Rieti, infatti, sempre assillato da ristrettezze e difficoltà economiche e finanziarie, consente spessissimo di condonare le condanne e pene corporali anche capitali in cambio di transazioni che si risolvono nel consueto pagamento di ammende ridotte.